Se Tullio Naldi è l’ultimo scalpellino di Lastra a Signa o almeno di quel mestiere che rese celebre la zona lastrigiana nel Novecento, Zobir Lamtafah è lo scalpellino rimasto in Frosini Pietre, il quale continua a scalpellare secondo quella tradizione che deriva da Tullio Naldi e dai suoi avi. Per il blog della Frosini Pietre ha lasciato la sua testimonianza, circa le attività che svolge quotidianamente.
1) Ciao Zobir, puoi raccontarci chi sei, da dove provieni e come sei arrivato in Frosini Pietre?
<<Sono Zobir Lamtafah, ho 33 anni e vengo dal Marocco, vicino Marrakesh. La prima volta che venni in Italia fu nel 1996, con il mio babbo. Nel 1998 frequentai, a Firenze, la Scuola Professionale Edile e lì imparai il mestiere dello scalpellino. A Dicembre del 1998 arrivai in Frosini Pietre, grazie al mio maestro che mi presentò al titolare dell’azienda. Dopo poco fui assunto>>.
2) Recentemente ho letto un libro dal titolo “Povertà e Fatica; la vita degli scalpellini”. Ancora oggi è una vita povera e faticosa? Che ne pensi?
<<Sì, dico di sì, anche se rispetto a qualche anno fa, quando facevamo tutto con poche macchine, è meno dura. Ci sono più regole e norme sanitarie da rispettare. E poi le macchine ci aiutano molto>>.
3) Quali sono le attività principali che svolgi in Frosini Pietre?
<<Scalpello varie cose, dalle soglie, alle cornici, etc. Scalpello e subbio a mano. Il mio lavoro dipende dalle richieste dei clienti>>.
4) Ci racconteresti una tua tipica giornata lavorativa?
<<Lavoro dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 17. Quando il lavoro aumenta. Speriamo sempre che sia tanto…… . L’inverno, la mattina, accendo il fuoco perché fa molto freddo e lavorare a temperature basse non aiuta. Mangio quello che mi va, non seguo una dieta particolare, anche se essendo musulmano devo rispettare delle regole>>.
5) Cosa vuol dire per te scalpellare la pietra? Che rapporto hai con essa?
<<Mi piace lavorare la pietra. Ho un buon rapporto con essa, anche se la devi rispettare, perché non perdona mai. Basta un piccolo errore, una distrazione, per sbagliare e farsi male seriamente. E’ un lavoro d’estrema precisione, così quando sei stressato o nervoso puoi sbagliare>>.
6) Ti piacerebbe che, un giorno, i tuoi figli facessero il tuo stesso tipo di lavoro? Perché?
<<Sinceramente no, perché è faticoso e poi non c’è più gratitudine. Da parte mia come degli altri c’è soddisfazione, ma fuori non capiscono cosa ci sta dietro alla realizzazione di una pavimentazione o di una scala. Molti vogliono il prodotto subito, veloce e a prezzo basso. Per il prezzo basso bisogna cambiare lavorazione..>>.