“È tanta copia di pietre varie appo la città che non è meraviglia che tempii e chiese, torri, palazzi, casamenti e logge fanno stupire tutti i forestieri” così nel 1597 un padre domenicano, Agostino Del Riccio, monaco di Santa Maria Novella, attribuì alla felice natura geologica locale la fama e la bellezza artistica di Firenze. Le cave presenti intorno a Firenze fin da epoca remota sono la testimonianza dell’abbondante utilizzo locale di quel fantastico patrimonio di cui è naturalmente dotato il territorio fiorentino.
La pietra serena è uno fra i più famosi materiali lapidei pregiati, largamente usata nelle opere architettoniche fiorentine e negli interni. La formazione geologica da cui proviene è il Macigno, formazione torbiditica – cioè formatasi per deposito di correnti di torbida sottomarine – consistente nell’alternanza di potenti strati arenacei (talora spessi anche decine di metri) con sottili interstrati argillosi o argilloso-siltosi. Il Macigno costituisce l’ossatura principale della catena nord-appenninica, di età compresa tra l’Oligocene superiore e il Miocene inferiore (30 -20 Ma), affiora tipicamente nell’area dell’Abetone, nei Monti del Chianti e alla Gonfolina presso Signa.
Se oggi volessimo valutare le caratteristiche di un materiale lapideo, con pochi click troveremmo in internet immagini e schede tecniche relative. Le mostre campionarie invece si basano sull’esposizione pubblica di merci e campioni. Nel 1861 si tenne a Firenze la prima Esposizione Nazionale, con rocce provenienti da tutto lo stato italiano appena costituito. Tra le collezioni geologiche conservate presso la Sezione di Geologia e Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Firenze sono stati riconosciuti diversi campioni dell’Esposizione del 1861. Nel mese di Dicembre 2014 è stato sperimentato un percorso culturale tra Museo e Frosini Pietre, nell’ottica di coniugare musei e aziende attraverso saperi e mestieri sepolti o invisibili ai più. L’itinerario è stato realizzato nell’ambito del progetto sostenuto dalla Regione Toscana “Le Vie dei Musei”, con il MuseoBus. Il manifesto successo ottenuto in questa sperimentazione ci sprona a ripetere tali iniziative.
Elisabetta Cioppi