Per presentare il ciclo produttivo della Frosini Pietre, sto conoscendo tutte quelle persone indispensabili affinché il materiale, estratto in cava, diventi un oggetto finito. Una di queste è sicuramente Piero o Piero l’Autista come sono solito chiamarlo io.
Passione, dedizione e ancora passione sono l’ingredienti alla base del suo lavoro; scopriamo quello che mi ha raccontato qualche giorno fa.
1) Ciao Piero, per iniziare puoi dirmi chi sei, da quanto lavori in Frosini Pietre e come sei arrivato qua?
<<Sono Giannoni Pier Domenico, ho 76 anni e lavoro insieme a Marco Frosini dal 1964. Ho sempre lavorato da “padroncino”; avevo il camion per conto mio, ma facevo viaggi per loro e quando andai in pensione, mi assunsero e rimasi qua>>.
2)Qual è la tua attività principale in Frosini Pietre?
<<Ho sempre fatto un po’ di tutto; ho lavorato in fabbrica e maggiormente sul camion. Vado a prendere in cava il materiale, vado a Carrara, anni fa andavo a Verona o a Sassuolo. Ora viaggio poco, mentre solitamente facevo 3 viaggi al giorno per 5/6 giorni a settimana>>.
3) Puoi spiegarci cosa vuol dire fare l’autista per un’azienda di Pietre? Quali sono i requisiti per guidare un camion e trasportare tonnellate di materiale?
<<Per adesso, ho avuto la fortuna che non mi è mai capitato niente. Bisogna avere tanta attenzione, perché ci sono troppe difficoltà sulla strada; siamo nella giungla. Come patente avevo la DE, poi con l’età me l’hanno declassata e adesso ho la C. Con la DE puoi portare bilici, autotreni, mentre con la C solo motrici, come quello che abbiamo Noi>>.
4) Viaggi, vai in cava, scendi, risali sul camion, vai a consegnare il materiale…, non credi che tutto questo sia monotono? Ti sei mai annoiato fintanto da dire…”voglio cambiare lavoro!”? Quando smetterai..cosa ti mancherà del tuo lavoro?
<<No, non mi sono mai annoiato, perché quando un lavoro piace non annoia. A me è sempre piaciuto. Se rinascessi, lo rifarei. Desideravo fare questo. Quando facevo il militare, mio padre mi diceva; “non dire che hai la patente, sennò ti mettono subito su un camion“. Allora il sergente, ricordo, disse; “chi ha la patente?”. E io alzai la mano. E da quella volta cominciai.
Mi mancherà tutto. Che ci faccio a casa? Al bar non sono mai andato, a giocare a carte non sono capace, a volte vado a leggere il giornale in biblioteca a Lastra a Signa; andavo in bicicletta, ma adesso sono impossibilitato. Lavoro e basta e la fatica non la sento. Lo faccio volentieri>>.
5) Hai mai pensato di passare il testimone a un giovane? Cosa diresti a un ragazzo che oggi volesse avvicinarsi alla tua professione?
<<A un giovane consiglierei di avere passione, perché senza passione, alla guida, non ci si può stare. Bisogna stare attenti a tante cose, capire i rumori del camion, guardare l’olio, l’acqua, l’ingrassaggio. Sono cose necessarie per un mezzo grosso; è la vita di un mezzo. Ai miei camion sono rimasto affezionato; quando li ho dati via, ero dispiaciuto. Conservo ancora delle foto…(lo dice quasi commosso). E comunque mi piacerebbe insegnare a un giovane>>.