Nelle parole di presentazione del Presidente del Consiglio Regionale, Eugenio Giani, troviamo gli intenti della mostra.
“Scorrere le immagini della bella mostra fotografica Arte e tradizione nella lavorazione della Pietra Serena a Lastra a Signa, ci conduce immediatamente in un mondo fatto di laboriosità, sapienza, fatica e cultura, tutti ingredienti che formano la base della nostra identità regionale. In questo caso si tratta della Pietra Serena, materiale che plasma il nostro immaginario nel momento in cui pensiamo alla Toscana. È proprio per questo che abbiamo deciso di ospitare l’esposizione nelle sale monumentali del primo piano del Palazzo del Pegaso, quelle adiacenti alla Sala del Gonfalone. È il nostro modo di rendere evidente l’importanza che per il Consiglio regionale riveste la graditissima proposta che ci è giunta dall’amministrazione comunale di cui ringrazio l’assessore Stefano Calistri e il Sindaco Angela Bagni, un’amministratrice sempre in prima linea nel valorizzare il proprio territorio. Il Consiglio regionale è il luogo istituzionale per eccellenza, è la sede dove si esprime la sovranità popolare dei toscani e, nella nostra volontà, è anche la casa in cui i Comuni della Toscana possono e devono trovare lo spazio per promuovere le eccellenze del proprio territorio. Quello che questa esposizione riesce a fare perfettamente.”.
A corredo della mostra è stato edito un catalogo che raccoglie gli aspetti storici e una sintesi della documentazione fotografica. Ve lo riproponiamo in questo e nei prossimi articoli.
La lavorazione della pietra nel territorio di Lastra a Signa è testimoniata fin dai tempi più remoti; il suo stesso nome sembra derivi dalle lastre di pietra delle cave della zona: “ … vi sono delle ragioni da far credere, che il luogo dove è sorto questo castello acquistasse il vocabolo di Lastra dagli strati di macigno posti verso il poggio e coi qual il paese accomunò il nome” (Repetti, Dizionario, vol II p.652).
Nello stemma del Comune sono rappresentati due archipendoli, strumenti usati fin dall’antichità dagli scalpellini. La zona è stata infatti fin dai tempi antichi ricca di cave di pietra, disseminate sul territorio collinare; al Fantone, a Monte Orlando, S. Romolo, Ponte a Signa e, le maggiori per importanza, alla Gonfolina. E quest’ultima una formazione rocciosa che dalle colline di Malmantile scende fin alla strada che, lungo il corso dell’Arno, conduce a Pisa, dove “ un masso gigantesco detto delle Fate, sporge verso il fiume, spingendosi quasi attraverso la strada tagliata alla base del monte”(Carocci, il Valdarno, p.45).
Testimoniata nei documenti archivistici sin dal XVI secolo- ma il Targioni Tozzetti cita un documento del 1269 in cui si menzionano le cave della zona- l’estrazione e la lavorazione della pietra ha costituito per Lastra a Signa (assieme all’agricoltura, naturalmente, ed all’industria della paglia) una delle attività economiche più rilevanti: “La lavorazione della pietra serena, che scavata dalla Gonfolina e da altri luoghi delle adiacenze castrensi, scalpellata, ammannita e architettonicamente ornata, non solo serve per uso dei fabbricanti dei vicini paesi, ma eziandio si spedisce con molto credito all’estero, è l’arte più antica e viva del paese e dei villaggi di Gangalandi” (Pini, Compendio di storia, p.28). E come tale si trova annoverata in tutti i rilevamenti statistici dell’800 e dei primi del 900.