Nell’universo della Frosini Pietre, il 2015 sarà ricordato per le tante novità che l’azienda ha avuto, soprattutto quelle legate alla promozione e alla diffusione del marchio aziendale; Città Slow e il Chianti Classico Expo a Greve in Chianti, l’Open Day dell’11 Giugno, il progetto “Giovani Studenti scolpiscono il Macigno di Greve”, svolto con un noto Liceo di Firenze, una classe di scuola media venuta a visitare i locali della Bottega, la collaborazione con un famoso produttore di marmi di Carrara…. .
Il 2016, invece, parte con il debutto su Italian Stories, giovane piattaforma trentina che permette agli artigiani del Bel Paese di aprire le porte della propria bottega a tutti quei visitatori, curiosi, e amanti di una delle componenti dell’anima italiana; l’artigianato.
Per spiegarvi cosa è Italian Stories, com’è nato e come sta crescendo, abbiamo intervistato Annalisa Lever, una delle ragazze dello staff.
Ciao Annalisa, desidero cominciare l’intervista domandati da dove parte Italian Stories, la nascita e sapere cosa fattivamente siete(legalmente parlando). Inoltre, perché nasce IS, quali esigenze (se ci sono) vuole soddisfare e in quale contesto si radica.
<<Italian Stories, una società a responsabilità limitata semplificata a innovazione sociale, nasce dal desiderio di narrare attraverso grammatiche nuove e coinvolgenti il vero tesoro dell’Italia. Si sente spesso ripetere che cibo, turismo, moda e design sono le nostre vere risorse naturali, ma poi trovare il modo di veicolare, tutelare e accrescere questo tesoro non è così facile. Noi ci stiamo provando! Il nostro progetto mira ad accrescere il valore della progettualità presente negli artigiani e connetterlo a una certa tipologia di viaggiatori, quelli che cercano esperienze autentiche e personalizzate, con gli artigiani italiani.
Il funzionamento della piattaforma è molto semplice. Il viaggiatore, o chi semplicemente vuole conoscere le realtà artigianali che proponiamo, potrà prenotare l’esperienza partendo dalla scelta del territorio o dalla tipologia di produzione, entrando direttamente in contatto con gli artigiani e il loro mondo. Dall’altra parte, gli artigiani, i designer o i produttori potranno inserire autonomamente la propria proposta, di visita, laboratorio o approfondimento, o ricevere richieste di esperienze su misura.
Italian Stories dà la possibilità non solo di visitare laboratori artigiani, in molti casi difficili da trovare altrimenti, ma soprattutto di parlare con gli artigiani e prendere parte al loro processo creativo, tramite il loro racconto e i loro workshop, a prescindere dal prodotto finito; si tratta di vivere l’esperienza della conoscenza, relazionandosi direttamente con gli artigiani.
Abbiamo scoperto mille storie che mai avremmo immaginato, angoli di città che tutti hanno sotto gli occhi ma non vedono, spazi destinati da secoli alla produzione, reti di relazioni tra artigiani che tengono vivi sistemi di collaborazione antichissimi…
Gli appassionati del craft sono in forte aumento in molti paesi, soprattutto nel mondo anglosassone e nel nord Europa. Noi abbiamo poi la fortuna di poter sovrapporre a questo fenomeno di riscoperta il marchio made in Italy, che non è poco. C’è infatti anche un filone di interesse che deriva dal desiderio di riscoprire le origini da parte degli emigrati italiani di seconda o terza generazione, così come anche una funzione educativa della produzione manuale, di cui oggi anche in Italia si torna a discutere, di come sia indispensabile l’inserimento all’interno del percorso formativo scolastico. L’interesse dunque pare essere veramente a 360 gradi>>.
Vi ho conosciuto per caso, ma subito dopo ho iniziato a seguirvi con molta attenzione, partecipando prima come visitatore a due visite in bottega e poi proponendo al mio titolare di diventare parte attiva di IS, come proponenti di una visita nostra. Sono rimasto stupito da come in pochi mesi siete cresciuti notevolmente (vi seguo più o meno da Maggio 2015). Qual è il segreto del vostro successo? E già che ci sei, ci snoccioli qualche numero..se possibile?
<<Cercare di dare una chiave imprenditoriale ad un progetto di selezione e curatela è la sfida più ardua, soprattutto se a farlo è una realtà privata. Ma adesso che siamo partiti ci sembra che parecchi timori fossero infondati. Meglio così. L’idea di progetto si è concretizzata a partire da un lavoro di gruppo molto coinvolgente, che in questi mesi ha legato l’Italia da nord a sud, raccogliendo lungo la strada collaborazioni impreviste e meravigliose, dimostrazioni d’interesse e quasi di affetto, nuovi incontri e affinità elettive. Noi siamo persone profondamente curiose e per primi ci piace scoprire l’Italia attraverso il punto di vista dell’artigianato, e ci piace perderci a scoprire segreti che nemmeno chi abita un luogo conosce. Dal momento che siamo progettisti e amiamo il digitale, abbiamo cominciato a immaginare come sarebbe stato possibile valorizzare l’artigianato di qualità attraverso lo storytelling, e allo stesso tempo concedere ai turisti e appassionati la possibilità di fare delle vere e proprie esperienze; questo in una logica di promozione di nuove forme di turismo consapevole, in grado di sostenere la filiera produttiva locale.
Sicuramente due elementi fondamentali cui abbiamo dedicato molto tempo e attenzione dello sviluppo del progetto sono, e saranno sempre più, la creazione di un team eterogeneo ma coeso, dislocato su tutta Italia, e la costruzione di una community che ci supporti e ci permetta di venire a scoprire realtà artigianali speciali nei posti più nascosti…
A livello di comunicazione, abbiamo cercato di lavorare sempre con immagini che trasmettessero la magia dei luoghi e delle persone, e i social media (ci trovate su facebook, instagram, twitter, vimeo, pinterest e da qualche tempo curiamo anche un nostro blog) ci hanno aiutato molto nel creare la community, ognuno con un seguito di follower diverso ma ugualmente appassionato. Poi ovviamente il nostro strumento online principe resta la piattaforma, una sorta di nucleo intorno al quale tutto gira.
La piattaforma è stata lanciata a Gennaio 2015 e ad oggi vanta più di 300.000 visualizzazioni di pagina, diverse presenze su testate giornalistiche e televisive Italiane e estere, 90 artigiani eccellenti attivi sul sito, più di 200 esperienze disponibili da prenotare online, oltre ad un trend di vendita delle esperienze in netta crescita, con richieste e recensioni sia da parte di utenti italiani che esteri>>.
Com’è costituito lo staff? Quali sono le professionalità in gioco? E quali professionalità vorreste attivare?
<<Eleonora Odorizzi e Andrea Miserocchi, progettisti e ideatori della piattaforma, hanno dato una nuova voce alle proprie competenze in ambito di turismo e di comunicazione. Eleonora si occupa della curatela del progetto e della comunicazione, mentre Andrea segue l’aspetto finanziario e di sviluppo del progetto.
Il team di lavoro comprende la fotografa Claudia Corrent, che ha dato la linea visiva, il comparto di sviluppatori e designer della piattaforma Mitia Mambella e Annalisa Lever, il marketing con Enrico Presicci, la curatela del blog con Elena Chesta. Su tutta Italia è poi presente una rete capillare di storyfinder, che connettono i diversi luoghi e artigiani del paese con il quartier generale di Italian Stories, sito all’interno di Centrale di Fies, con cui è attivo un co-working. Stiamo già attivando altri tipi di collaborazioni con blogger provenienti da tutto il mondo che provano in prima persona le esperienze di Italian Stories e riportano poi le loro impressioni all’interno dei loro blog personali, talvolta riportando questi articoli anche all’interno del nostro blog>>.
Da giovane che tenta di realizzarsi in Italia, mi guardo attorno quotidianamente e noto una situazione difficile, soprattutto per quel tipo di mpmi e/o pmi a cui voi proponete un nuovo percorso. Quanto, secondo voi, la situazione dell’artigianato in Italia è complessa e quanto nuovi progetti come Amazon legato al settore, inficiano nella ripresa? Inoltre, ritenete che ancora oggi ci sia un contesto culturale pronto ad accettare le sfide della contemporaneità(nel vostro caso artigianato), oppure siamo a una situazione di non – ritorno? Infine, a livello burocratico/statale, quanto gli enti preposti spingono per non far morire il settore?
<<Giacomo, credo proprio di non essere titolata per rispondere a questa domanda. Perdonami ma ti posso semplicemente raccontare quanto constatato sul campo dal punto di vista del contesto culturale artigiano pronto o meno ad accettare le sfide della contemporaneità:
Oggi, nell’era dell’esperienza, ancora tanti artigiani non si rendono conto di come possa talvolta essere più appassionante seguirli nel processo del fare, che comprare l’oggetto che ne risulta. E sottovalutano il potenziale della propria conoscenza, anche se traggono loro stessi piacere dal condividerla. In questo non sono cambiati, nel senso che il loro centro del mondo è la realizzazione, la cura, il processo che seguono nella creazione del loro manufatto. Quella che è la loro grande ricchezza, il saper fare, tendono a sminuirlo, forse per modestia. Certo non si può generalizzare, soprattutto le nuove generazioni sono molto più consapevoli della ricchezza di questo tipo di professioni. Ricchezza di conoscenze, umana, di relazioni, di tradizioni, ma anche di voglia di confrontarsi, di crescere, cambiare e innovarsi, di utilizzare i nuovi strumenti digitali e mettersi in rete tra artigiani, per trovare nuovi modi di produrre insieme, mescolando le esperienze e i punti di vista>>.
A breve pubblicheremo le date della nostra esperienza sul vostro portale;in base al materiale che hai a disposizione, perché consiglieresti a chi ci legge di prenotarsi una visita da Noi?
<<Premetto che non ho ancora avuto il piacere di venire a trovarvi tra le colline di Lastra a Signa, ma sicuramente non mancherò.
Fino ad ora ho potuto percepire innanzi tutto la passione e la cura che tutti voi ci mettete nel fare il vostro lavoro; se non sbaglio la vostra azienda dal 1983 estrae e lavora, prevalentemente, il Macigno, tradizionalmente noto come Pietra Serena, da una cava storica.
Mi piacerebbe quindi molto vedere in prima persona e conoscere sia come gli scalpellini dell’Otto-Novecento lavoravano la Pietra Serena, sia come l’azienda ancora oggi realizza oggetti finiti con la pietra color del cielo. Sarebbe sicuramente interessante vedere come nasce e prende forma da un blocco di pietra, ad esempio, una panchina che poi è possibile trovare in alcuni del luoghi più belli di Firenze>>.
Ringraziamo Annalisa della collaborazione, augurandole Buon Lavoro.
Fonte Immagini; Italian Stories Srls