Se per adesso abbiamo preso in considerazione due strumenti fondamentali per il ciclo produttivo della Frosini Pietre, ovvero il Telaio e la Gru a Cavalletto, è arrivato il momento di dare la parola a colui che segue, ogni giorno dal 1995, ogni comportamento delle macchine industriali, il meccanico – attrezzista Marco Mugnai.
Ciao Marco, puoi raccontarci chi sei e come sei arrivato in Frosini Pietre?
<<Sono Marco Mugnai, lavoro in Frosini Pietre dal 1995 come meccanico – attrezzista. Arrivai qua grazie al Signor Frosini Marco, grazie anche al fatto che la ditta dove lavoravo precedentemente, purtroppo, chiuse. Lavoravo, con la solita mansione, in una ceramica. Ho cominciato come fabbro – meccanico in officina e da lì ho imparato a svolgere, nel migliore dei modi, entrambi i mestieri. Col tempo sono diventato anche un’elettricista>>.
Quali sono le attività che svolgi quotidianamente?
<<Qua in azienda faccio manutenzioni o riparazioni di qualsiasi genere, come quelle dei carrelli, dei telai, delle frese, della subbiatrice o dell’escavatore>>.
Quali sono gli strumenti principali del tuo lavoro? Potresti descriverne tre, spiegando la loro funzione e la loro composizione?
<<La cassetta degli arnesi è la cosa più importante, poi la saldatrice per fare riparazioni di saldatura sui carrelli o sui telai. Infine il trapano per riparazioni o forature varie. Inoltre possiedo un tornio, risalente al mio precedente lavoro alla ceramica. Non sono un tornitore, ma riesco ad utilizzarlo in base alle esigenze che posso avere>>.
Essendo un meccanico – manutentore – fabbro a tutti gli effetti, non ti avrebbe maggiormente compensato lavorare in un’officina di auto/moto, piuttosto che in un’azienda di Pietre? Cosa pensi in merito?
<<Sì, la prima idea era quella di fare il meccanico “classico”; ho un fratello che lo era. Poi però uno nella vita vede icché trova e io trovai l’officina dove appresi a fare il meccanico – fabbro. Tenni sempre un occhio alle officine di auto/moto, ma non sono mai riuscito a entrarci fattivamente. Alla fine presi la strada che continuo a percorrere>>.
Cosa diresti a un giovane che oggi vuole diventare un meccanico? Quali consigli gli daresti?
<<Il consiglio che darei è quello di osservare tanto, perché per fare quello che faccio adesso ho osservato molto ai tempi del mio primo lavoro. Sono stato apprendista dal 1964 al 1981, entrando in officina a 15 anni. Quando vi entrai non sapevo fare niente, non sapevo saldare, rompevo punte su punte… . Un giorno, il mio titolare mi disse: “Te devi osservare cosa faccio io; se ti tengo un’ora a osservarmi è perché poi devi replicare alla perfezione quello che ti mostro”. La mia ricetta è osservare per imparare, non per perdere tempo. Un giovane deve seguire le indicazioni di chi ha maggior esperienza>>.