Nell’immaginario collettivo, la Pietraforte insieme alla Pietra Serena (cioè geologicamente il Macigno), rappresentano le pietre tipiche di Firenze. La prima, dai toni marrone-ambra e la seconda di colore grigio azzurro, da secoli continuano a caratterizzare l’architettura toscana.
Non tutti sanno che la Pietraforte, appena tagliata risulta per la maggior parte di un intenso grigio-azzurrognolo. Nel tempo però il suo colore cambia: l’alterazione chimica degli ossidi di ferro le fanno assumere le tipiche tonalità ocra.
Nella realizzazione dei pilastri, si ha un’anima centrale realizzata in c.a. oppure con longarine. Questa struttura deve essere rivestita con le bozze di Pietraforte che hanno in genere tre altezze diverse, generalmente da cm 10-12 a cm 15-18.
Al contrario, la richiesta di misure fisse e dimensioni di pavimentazioni o lavorati molto grandi, significa andare contro i principi di ottimizzazione e rispetto del materiali naturali che caratterizza la Frosini Pietre. Significa infatti non utilizzare al meglio le potenzialità della Pietra Macigno ed avere grandi quantità di materiale di scarto.
Le bozze di Pietraforte vengono bugnate a mano dallo scalpellino che compone il pilastro in bottega. In questo modo l’opera risulta già collaudata e la fase di montaggio in cantiere risulta estremamente semplificata rispetto al passato.
Il pilastro viene progettato dall’ufficio tecnico che consegna le specifiche dei vari elementi allo scalpellino. Tutta la fase della sbozzatura dei singoli conci non è più, infatti, eseguita a piè d’opera, anche per la sempre minor disponibilità di maestranze qualificate per un simile lavoro.
Il completamento con il cappello può avere più soluzioni: a conci, con la realizzazione di cappello e controcappello, oppure in un singolo elemento ricavato da un blocco unico.
I cappelli possono essere bugnati sulle quattro coste e poi conformati a piramide e lavorati alla punta sul piano superiore come nelle foto che vi presentiamo.